Noi donne nasciamo figlie, e in un buon 80% dei casi diventiamo mamme. Dalla notte dei tempi, da che mondo è mondo, ogni donna, a meno che non abbia patologie che lo impediscono o a meno che non ne abbia voglia, è ‘programmata’ per diventare mamma. Io sono una grande fan delle mamme, prima fra tutte la mia, che è diventata Mamma (e utilizzo la M maiuscola non a caso) a metà degli anni 70 in un periodo storico in cui diventare madre era vista come la cosa più naturale del mondo, e in un contesto in cui le mamme per crescere i figli dovevano tirare fuori i coglioni.
Perché? Perché molto spesso davano alla luce i loro piccoli a poco più di 20 anni, molto meno scafate delle ventenni di oggi, molto meno agevolate nella vita di tutti i giorni; perché non venivano tutelate se erano donne lavoratrici; perché spesso alcune avevano cambiato città per seguire il marito e non potevano beneficiare della vicinanza e del sostegno morale ed economico né dei genitori né dei suoceri nei primi mesi di vita del piccolo come invece oggi in molte fanno; perché allora crescere un figlio equivaleva ad educarlo, renderlo una persona sicura, forte, consapevole di sé stessa e delle sue capacità, aiutarlo a sviluppare al meglio tutte le sfaccettature della sua personalità, insomma, essere il caposaldo della sua formazione intellettuale, comportamentale ed anche fisica, tutte cose che al giorno d’oggi si sono perse per strada o sono state divorate dalla tecnologia e dai social network. Negli anni 70/80 i genitori non davano un cellulare in mano a un bambino per farlo smettere di rompere i coglioni. C’erano le sculacciate, che nel loro fare male non hanno mai fatto male a nessuno, o i rimproveri, che servivano a far capire ai ragazzini che a tutto c’era un limite, e che quel limite non si doveva superare più. Così a quel tempo ancora esistevano bambini che avevano soggezione e rispetto degli adulti, consapevoli che il loro comportamento sbagliato avrebbe comportato una punizione.
Ma soprattutto, le mamme di ieri, in quanto tali non si sentivano una via di mezzo tra la Madonna e Santa Rita da Cascia come fanno tantissime mamme di oggi.
La cosa più naturale del mondo si è trasformata, complici anche i social network ed un esercito di novelle mamme-coraggio, in un evento mediatico colossale: le donne che oggi mettono al mondo un figlio si sentono automaticamente in diritto di assurgere al ruolo di divinità, e come tali pretendono di essere osannate/venerate/celebrate/ascoltate/accontentate/glorificate da marito, genitori, fratelli, sorelle, cugini, amici e conoscenti e messe in bella mostra su un trono di pannolini usa-e-getta con il biberon a mo’ di scettro in una mano e il pupo in braccio dall’altra parte, con un’espressione in viso talmente regale e superiore che anche la Regina Elisabetta in confronto sembrerebbe una serva della gleba.

Eh, già, perché loro SONO MAMME.
E questa condizione di beatitudine mista a privilegio in certi casi le rende, passatemi il termine, delle grandissime stronze, arroganti e prepotenti, specie nei confronti delle donne che non hanno avuto figli (TU NON HAI FIGLI NON PUOI CAPIRE), o che li hanno avuti ma non rompono i coglioni H24 agli altri per essere messe su un piedistallo.
Pretendono di saltare la fila in cassa al supermercato perché : “Il bambino piange, si è stranito, quanto devo aspettare?!? …sono una mamma, IO!” e magari il bambino si è stranito perché invece di fare la spesa in mezz’ora come tutte le persone normali, hanno bighellonato due ore e tre quarti tra gli scaffali, un passo ogni quarto d’ora, faccia attaccata allo smartphone a farsi i cazzi degli altri su Facebook con conseguenti insulti a profusione da parte di donne che non hanno tempo da perdere e che per prendere un pacco di Rotoloni Regina e una bottiglia di Svelto hanno dovuto aspettare che la Super-Mamma avesse finito di esaminare la cellulite sul culo della vicina di casa in vacanza alle Maldive. Eh, ma loro sono mamme.
In posti particolarmente affollati si fanno largo a forza tra la gente con il passeggino chiedendo spocchiosamente: “PERMESSO?!!” perché loro oh, SONO MAMME, e se decidono di gettarsi nella calca della Sagra della Salsiccia con tanto di pargoli al seguito, loro DEVONO passare tra la gente senza impedimenti, fossero anche disabili in carrozzina o persone anziane con difficoltà a deambulare, perché a loro il cervello dice che sono più importanti degli altri perché hanno partorito.
E di come si comportano nei negozi, ne vogliamo parlare? Entrano con l’aria di superiorità spingendo la carrozzina col bimbo, chiamano la commessa alzando il dito da lontano esordendo con un: “Tu! Vieni un po’ qua!?” anche se questa ha 15/20 anni più di loro (Ma il caro vecchio: “Buongiorno, posso chiedere a lei?” accompagnato da un bel sorriso no?) mentre il figlioletto più grande, quello che già cammina, inizia a girare in monopattino per gli scaffali toccando tutto quello che di intoccabile c’è nel punto vendita: e qui una persona si chiede ma perché TU!! VIENI UN PO’ QUA! non l’hanno detto a quel forsennato del figlio così almeno si dava una calmata? Beh, no, ovvio, perché il forsennato LO HANNO PARTORITO LORO, e quindi può fare e disfare ciò che vuole. Guai poi se decidono di passare attraverso una corsia un po’ stretta in cui già sostano un cliente e una commessa, guai a dire loro: ‘Prego, signora, faccia il giro da questa parte…’. Diventano scure in viso e rispondono: “Senti, io il giro da questa parte non lo faccio, perché devo passare dove già sono passata prima?!” e tu pensi ma che cazzo di ragionamento è questo, ma non glielo puoi dire, sennò ti risponde – come al solito – “SONO UNA MAMMA, IO!” e se lavori in quel negozio magari ti fa pure cacciare.

Sui social la faccenda si fa ancora più scottante. Sembra che solo loro sono rimaste incinte, solo loro hanno partorito e solo il loro è stato il parto più sensazionale della storia dell’umanità, ovviamente documentato e ripreso con telecamera da quel poverocristo del marito che pare compaia solo nei momenti della loro vita in cui è davvero necessario, tipo:
- sull’altare quando con tutto il carattere di merda che si ritrovano riescono a farsi sposare;
- quando devono farsi mettere incinte;
- quando si fanno le foto per i social dal fotografo in cui in coppia abbracciano il pancione su cui si sono fatte dipingere IT’S A BOY!/ IT’S A GIRL! (Cazzarola, siamo in Italia, e parliamo italiano!!);
- quando, in sala parto, devono farsi fare fare il filmino della nascita (anche se vedere una donna che da alla luce un bambino non è sempre una bella esperienza, almeno non per tutti gli uomini).
Poi basta, per questo tipo di mamme l’uomo può tornare tranquillo e beato sul divano accanto al cane a giocare alla Playstation, il contributo per l’evoluzione della specie lo ha dato. Al resto pensano loro.
Care le mie Super-Mamme: io non ho figli, e, secondo voi, NON POSSO CAPIRE, ma una cosa ve la voglio dire. Diventare mamma è una delle esperienze più belle nella vita di una donna, sempre che lo si voglia per davvero e non per imposizione della società, della famiglia in generale o di genitori che vogliono diventare nonni. Ma è un qualcosa che tantissime donne, da millenni, fanno senza rompere i coglioni al prossimo. Quindi, prima di sentirvi Fraccazzo da Velletri solo perché avete partorito, prima di trattare tutte le altre donne, mamme e non, con la puzza sotto al naso perché voi avete fatto dei figli e solo per questo pensate di essere le donne migliori del mondo, prima di scrivere sui social che la maternità è l’esperienza più bella che possa avere una donna, senza pensare che ci sono tante donne che la stanno cercando senza riuscirci, scendete un attimo dal piedistallo e cercate di capire che la vostra condizione è la stessa di tante, tantissime altre donne in Italia e nel mondo, che alla società non chiedono altro se non le cose di cui tutte le mamme hanno diritto: rispetto, ma non idolatria, gentilezza ma non servilismo, amore, ma non devozione assoluta.
Siete un filino più privilegiate rispetto alle donne che mettono al mondo figli nelle zone disagiate del Pianeta Terra, dove nascere e sopravvivere alla nascita e al parto è davvero un’avventura, e in certi casi un miracolo. Ma questo sentirvi privilegiate, non vi deve rendere delle stronze colossali, che pensano che tutto gli sia dovuto: e anche se la vostra famiglia vi considera delle eroine, tenete sempre a mente che le eroine sono ben altre, alcune erano mamme, altre no, basta leggere qualche libro di storia, oltre a Intimità, Confidenze e la guida alla puericultura della Chicco.
E abbassate la cresta. Sennò prima o poi affanculo qualcuno ve ce manna.
Alla prossima.
La Bionda.
Credo che 92 minuti di applausi siano pochi!
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Ahahah grazie! 😂😂😂
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